Pandemic Panic: filmografia ragionata

Maria Turchetto Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Paura del virus? Volete spaventarvi ancora di più e trovare nuovi intrattenimenti domestici? Ecco una filmografia ragionata per passare serate in tema con l’attuale pandemia.

Inizio con La morte a Venezia, film di Luchino Visconti del 1971 tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Mann (due classici in un colpo!), ambientato in una Venezia oppressa dallo scirocco e soprattutto da un’epidemia di colera che contagerà il protagonista (il compositore Gustav von Aschenbach), invaghito del giovane Tadzio. Ma non fa paura: è un dramma del tutto esistenziale.

Dello stesso anno due film che appartengono invece decisamente al filone apocalittico: Andromeda di Robert Wise (dall’omonimo romanzo di Michael Crichton): qui l’epidemia è di origine extraterreste e per fortuna si scopre di poterla curare con l’aspirina – peccato che l’organismo alieno mutato abbia nel frattempo pensato bene di attaccare le materie plastiche; e Occhi bianchi sul pianeta Terra di Boris Sagal, in cui Charlton Heston si aggira in una Los Angeles spettrale, unico superstite sano – i pochi contagiati sopravvissuti si sono trasformati in albini fotofobici e psicotici – a un olocausto batteriologico. Agli anni ’70 risale anche una serie televisiva, I sopravvissuti (1975-1977) ideata da Terry Nation: oggi molti la ripescano su youtube – sarà perché tutto parte da un virus sfuggito a un laboratorio cinese …

Al contagio italiano allude invece Ultimo rifugio: Antartide, diretto da Kinji Fukasaku del 1980. La fiala contenente il campione di un virus letale (più precisamente, ha la caratteristica di potenziare ogni altro virus o batterio con cui entra in contatto), creato accidentalmente in laboratorio, si rompe accidentalmente sulle Alpi. Ne deriva una spaventosa pandemia denominata appunto “influenza italica”, che si diffonde in tutto il mondo: morti, malati, ospedali saturi, medici esausti … I pochi sopravvissuti decidono di rifugiarsi in Antartide, dove il freddo blocca l’infezione, e di dar vita a una nuova civiltà.

Merita una menzione la mini serie televisiva in quattro episodi L’ombra dello scorpione (1994) diretta da Mick Garris e tratta dall’omonimo romanzo di Stephen King (che pare diventerà a breve anche un film, sull’onda della pandemia reale): abbiamo ancora a che fare con un’arma batteriologica sfuggita al controllo, con l’aggiunta un po’ enfatica di veggenti e scontro tra il bene e male.

Ed eccoci a un film che mi è piaciuto davvero, L’esercito delle 12 scimmie di Terry Gilliam, 1995. Un detenuto (interpretato da un bravissimo Bruce Willis) dal 2035 viene mandato indietro nel tempo per scoprire le cause di un’epidemia apocalittica che costringe i pochi superstiti dell’umanità a vivere nel sottosuolo. Un gruppo ecologista sembra esser stato la causa di tutti i mali negli anni ’90, reo di aver liberato un virus per punire la razza umana. Complicato da seguire, anche a causa dei frequenti errori che portano Bruce Willis in anni diversi da quelli programmati e che confondono il povero spettatore, e con un finale che lascerà qualche domanda irrisolta. Ma nel complesso un gran bel film.

Arriviamo al Terzo Millennio, con quello che è considerato un classico del genere horror-apocalittico: Resident Evil di Paul W.S. Anderson del 2002. Il virus T, creato artificialmente, contagia l’aria del laboratorio di una multinazionale farmaceutica. Tutti gli scienziati muoiono e il computer di sicurezza mette in quarantena l’area. Disattivando i sistemi di sicurezza, l’esercito libera il virus che sfugge al controllo trasformando i morti in zombie famelici e orribili mostri mutanti. Suspense, azione e terrore a mille – ma per i miei gusti troppo simile a un video gioco (in effetti, da un videogioco è tratto). A molti piacerà comunque Milla Jovovich, macchina da guerra supersexy.

Dello stesso anno 28 giorni dopo di Danny Boyle. Il protagonista si risveglia, 28 giorni dopo come da titolo, in una Londra spettrale e si ritrova ad essere uno dei pochi sopravvissuti. Tutte le altre persone contagiate dal virus, diffuso da un gruppo di scimpanzé, sono diventate zombie rabbiosi che – contrariamente alle regole classiche del genere zombie – corrono pure molto velocemente. A parte la velocità degli zombie, il film di Danny Boyle è l’antesignano di un paio di luoghi comuni che infesteranno i film catastrofisti sulle epidemie: l’animale veicolo del contagio è la scimmia, l’effetto della malattia è la trasformazione in zombie.

Abbandono perciò l’ordine cronologico che fin qui ho seguito per elencare velocemente alcuni film sul contagio scimmiesco e sulla sintomatologia zombesca.

Sulla zoonosi da scimmie segnalo L’alba del pianeta delle scimmie di Rupert Wyatt del 2011, prequel della lunga saga degli anni ’60: vi si narra dello scimpanzé Cesare, divenuto intelligente grazie a degli esperimenti con un virus nato per curare l’Alzheimer e che aumenta i neuroni delle scimmie, dà inizio alla rivolta contro gli uomini per ribellarsi allo sfruttamento degli animali. Il virus ha una controindicazione: ottimo per le scimmie, letale per gli umani. La razza umana verrà contagiata e la Terra diventerà... il pianeta delle scimmie. Ancora scimmie contagiose in Virus letale di Wolfgang Petersen del 1995: ricercatori contro militari che nascondono il virus – nato (ma tu guarda!) come arma batteriologica – fin dagli anni ’60.

Quanto agli zombies, in anni recenti ce n’è stata una vera invasione. Ultimamente i morti viventi sono diventati davvero virali, è il caso di dirlo: sia nel senso lato che questo genere horror si è diffuso, sia nel senso che questi mostri sono quasi sempre originati da un contagio (e non, come nel capostipite cult movie La notte dei morti viventi di George Romero del 1968, da radiazioni emesse da una sonda spaziale). Mi limiterò a menzionare Io sono leggenda di Francis Lawrence del 2007, dove i contagiati da un virus del morbillo geneticamente modificato sono una via di mezzo tra gli zombie e i vampiri. Si tratta del terzo adattamento dal romanzo di Richard Matheson. Il secondo è Occhi bianchi sul pianeta Terra che abbiamo citato e a questo punto vale la pena di citare anche il primo, in omaggio al regista italiano: L’ultimo uomo sulla terra di Ubaldo Ragona del 1964.

Sempre nel filone zombie ricordo infine anche un divertentissimo film fuori dal coro: Orgoglio, pregiudizio e zombies di Burr Steers del 2016, geniale miscuglio tra il romanzo di Jane Austen (cui è per molti aspetti molto fedele, alcuni dialoghi sono integralmente tratti dal testo) e genere horror. L’Inghilterra ottocentesca è infestata da un virus, la cui diffusione è strettamente legata alla globalizzazione dovuta all’espansionismo britannico; e le sorelle Bennet devono barcamenarsi  tra lotta ai mostri, cui sono state debitamente addestrate apprendendo (oltre al cucito e al solfeggio) le “arti letali”, e affari di cuore.

Più realistico – meno compromesso con l’horror e la fantascienza – Contagion di Steven Soderbergh del 2011, con Gwyneth Paltrow paziente 0 di un virus chiamato MEV-1 che colpisce polmoni e sistema nervoso. Il virus inizia a espandersi velocemente contagiando il mondo mentre si cerca una cura. Film come si dice all star: oltre a Gwyneth Paltrow il cast comprende Matt Damon, Marion Cotillard, Jude Law e Kate Winslet (che in pratica vomita per l’intera durata del film).

Più intimista The Road di John Hillcoat (2010), in cui l’epidemia fa solo da sfondo a un mondo desolato dove il vero pericolo sono i sopravvissuti.

E per finire con una risata, guardatevi questo breve episodio tratto da L’armata Brancaleone di Mario Monicelli (1966):

https://www.youtube.com/watch?v=qSMx-m-yVds