Barbara Gallavotti, Le grandi epidemie. Come difendersi, ISBN 978-88-68438-82-1, Donzelli, Roma 2019, pagine 208, € 14,00.
Recensione di Maria Vittoria Lotti Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Il libro ripercorre le principali epidemie che hanno scosso il nostro pianeta. Come scrive Piero Angela nella prefazione, “I numeri del passato sono impressionanti: milioni di milioni di morti. La storia è un susseguirsi di epidemie che hanno falciato intere popolazioni”. L’influenza Spagnola si stima abbia provocato in tutto il mondo dai 50 ai 100 milioni di morti tra il 1918 e il 1919. Nel corso del Novecento, prima di essere definitivamente sconfitto nel 1980, il vaiolo ha causato 300-500 milioni di vittime, circa tre volte più che tutti i sanguinosissimi conflitti di quel secolo. E ancora oggi le epidemie continuano a uccidere. Si calcola che dal 1981 il virus dell’HIV abbia infettato oltre 77 milioni di persone, portandone alla morte circa la metà. La malaria provoca ancora centinaia di migliaia di vittime all’anno. Per non parlare del morbillo: nel 1970 si calcola che il virus abbia infettato 130 milioni di persone in tutto il mondo, uccidendone otto milioni.
Tutta la storia dell’umanità è stata una lunga battaglia contro i patogeni responsabili delle malattie infettive. Una battaglia combattuta per decine di migliaia di anni solo con gli strumenti messi a disposizione dall’evoluzione e che, nel complesso, abbiamo costantemente perso. L’evoluzione però ci ha dotato di qualcosa che i microbi non possiedono: l’intelligenza.
Grazie a essa negli ultimi decenni abbiamo messo a punto strumenti in grado di proteggerci dalle infezioni che hanno sterminato i nostri antenati: principalmente vaccini e antibiotici. Dal morbillo alla poliomielite, dalla peste all’Hiv, l’autrice ripercorre la lunga strada che ha portato l’umanità a contrastare morbi terribili, raccontando storie e retroscena e sfatando radicati pregiudizi.
“Chi vincerà alla fine l’eterna guerra fra gli esseri umani e gli agenti infettivi?”, si chiede Barbara Gallavotti in conclusione del volume. Rispondendo che, comunque, “non abbasseremo mai la guardia” e avvertendo che uno dei principali alleati di questi nostri avversari temibili e minuscoli (i batteri misurano millesimi di millimetro e i virus sono molto più piccoli) è la paura, non solo e non tanto quella individuale ma quella collettiva, che contagia le scelte politiche e induce a gravi errori.
Il libro offre una buona e accurata divulgazione nei campi dell’infettivologia e della storia della medicina e si legge piacevolmente. Esprime forse un po’ troppo ottimismo nei confronti dei progressi della medicina e della farmacologia, che non conoscono solo successi ma incontrano anche difficoltà di ordine non solo tecnico ma sociale, organizzativo, economico.