L’illusione degli alieni: perché non possiamo essere paleoastronautici

Giuseppe M. Cùscito    Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Il mondo editoriale e mediatico italiano dello scorso decennio ha assistito alla risurrezione di una dottrina pseudoscientifica e pseudostorica nota col nome tecnico di paleoastronautica, secondo la quale non solo il nostro pianeta sarebbe stato visitato in passato (da cui “paleo-”) da esseri provenienti da altri pianeti (da cui “-astronautica”), ma vi sarebbero anche tracce di tali incontri nei testi religiosi e nelle mitologie. Quest’ultimo punto è fondamentale perché, come vedremo, nonostante abbia le pretese di essere una scienza, la paleoastronautica si comporta a tutti gli effetti come un’ideologia parareligiosa. Per questo stesso motivo, nella definizione appena fornita si è adottato il termine “dottrina”, e non “teoria” o “ipotesi”. In molti prodotti editoriali a tema pubblicati in Italia nell’ultimo decennio, la paleoastronautica è presentata come un’interpretazione del testo biblico in apparenza più scientifica e più logica rispetto a quella teologica. Le cose, tuttavia, non stanno affatto così, ma, come vedremo, questo genere letterario si rivela un miscuglio di pseudoscienza, pseudostoria, fantascienza, religione e complottismo, il tutto condito da una buona dose di marketing.

A parole, la paleoastronautica promuove una lettura letterale dei testi, ma di fatto lo fa solo nei punti in cui le fa comodo. Nella sua spasmodica ricerca delle presunte “anomalie” della storia, infatti, questa pseudodisciplina mette in atto quella che essenzialmente è un’attenzione selettiva, che consiste nel prendere in considerazione, tra le migliaia e migliaia di testi e raffigurazioni tramandatici dall’antichità, solo quegli elementi che, con qualche sforzo, possono vagamente sembrare degli oggetti volanti o delle tute spaziali, tralasciando al tempo stesso tutto quello che risulta scomodo. Ad esempio, nella Bibbia, il carro volante del primo capitolo del libro di Ezechiele è considerato un UFO, ma poi si tace sull’episodio dell’asina parlante di Balaam (Numeri 22, 28-30). L’attenzione selettiva è posta in atto non solo nella scelta dei vari brani, ma anche nelle analisi di ognuno di essi. Per tornare all’esempio della visione del carro di Ezechiele, i paleoastronautici ignorano sistematicamente i punti del testo in cui si parla apertamente di esseri viventi (quindi non di macchinari) dalle quattro teste di animali e dagli zoccoli bovini.

Dovendo mantenere il dogma secondo cui la loro sarebbe una lettura letterale, in contrasto con quella allegorica, che sarebbe un’invenzione religiosa per nascondere la presunta verità sui testi sacri, i sostenitori della paleoastronautica adottano uno stratagemma per far dire ai testi ciò che vogliono: cambiano semplicemente nome all’interpretazione allegorica, usando il pretesto, del tutto indimostrato, secondo cui gli autori antichi, non possedendo i termini adatti per descrivere ciò che vedevano, avrebbero cercato di rappresentare la scena davanti a sé tramite i termini e i concetti con cui avevano più familiarità. Questa stessa illazione, tuttavia, si può tranquillamente rispedire al mittente: davanti a un dipinto o a un testo che non capisce, il sostenitore della paleoastronautica preferisce vederci ciò con cui è lui ad avere più familiarità, dato che di immagini di dischi volanti e di extraterrestri sono pieni i film, i fumetti, i videogiochi e ogni altro tipo di mass media a cui siamo esposti sin da piccoli, per cui è del tutto normale che, davanti a un testo o una raffigurazione non facilmente interpretabili, si riaffaccino alla mente gli alieni.

Quindi, gli elementi ritenuti anomali non sono spiegati grazie al contesto storico-culturale, come fanno normalmente gli storici (per i quali, infatti, non vi è nessuna anomalia), ma sono interpretati praticamente tramite una sorta di pareidolia [illusione che consiste nell’interpretare forme casuali riconducendole a forme note, ndr]. L’argomentazione secondo cui gli antichi non avrebbero avuto i termini giusti per descrivere ciò che vedevano, in realtà, non ha fondamento; in particolare, nell’ebraico biblico, volendo, si sarebbero potuti trovare dei termini per descrivere in modo molto più semplice un eventuale disco volante, così come c’erano tutte le parole per dire “vennero da quel pianeta che ruota attorno a quella stella lì”. Insomma, l’autore di paleoastronautica medio, se si trovasse faccia a faccia col profeta Ezechiele, pretenderebbe di sapere meglio di lui, madrelingua, cosa intendesse quando ha scritto quelle parole.

Un ottimo modo per conoscere un fenomeno è quello di ricostruirne la storia e analizzarne l’evoluzione. L’idea secondo cui sulla Terra sarebbero arrivati extraterrestri, scambiati per divinità dagli umani, appare nei racconti dell’orrore di Howard Phillips Lovecraft (1890-1937), nelle figure di quelli che chiama “Grandi Antichi”. Quando molta gente cominciò a chiedere nelle biblioteche e librerie di poter leggere o comprare il libro del Necronomicon, di cui Lovecraft parla nei suoi racconti, l’autore dichiarò più volte che le sue opere erano totalmente frutto di finzione (“100% fiction”) [1].

Qualcuno, però, ha creduto più del necessario a queste opere di 100% fiction, ed è il caso, ad esempio, di Louis Pauwels (1920-1997) e Jacques Bergier (pseudonimo di Yakov Mikhailovic Berger, 1912-1978), che portarono le opere di Lovecraft a conoscenza del pubblico d’Oltralpe, traducendole in francese. I due, nel best-seller noto come Il mattino dei maghi (Le matin des magiciens, Gallimard, Paris 1960) e nella rivista Planète, da loro fondata un anno dopo, oltre a introdurre la paleoastronautica in Europa, si fecero fautori di una nuova visione del mondo che, secondo loro, avrebbe soppiantato la scienza positivista con cui erano in aperta polemica, ritenendola chiusa e dogmatica. Questo nuovo approccio, da loro battezzato come “realismo fantastico”, non è mai definito con precisione, ma è detto essere diverso dalla semplice immaginazione, anche se non chiariscono in cosa consisterebbe la differenza. Questo “fantastico” sarebbe la realtà ultima, al di là delle apparenze, a cui alluderebbero anche diversi testi antichi, tuttavia non è precisato come si possa accedervi, se non mantenendo un’altrettanto vaga “apertura mentale”.

Negli Stati Uniti, un forte impulso a questo genere letterario fu dato dall’astrofisico e divulgatore Carl Sagan (1934-1996), che dedicò la sua esistenza alla ricerca della vita extraterrestre. Fra le altre cose, contribuì al progetto SETI e alla realizzazione del Golden Record, il disco d’oro posto sulla sonda Voyager e contenente varie informazioni sulla nostra specie e sul nostro pianeta, compresi saluti in varie lingue, tra cui il sumero e l’accadico [2]. Perché anche queste due lingue? Il suo Intelligent Life in the Universe (1966) è la versione tradotta e ampliata di un libro scritto in russo dal suo collega sovietico Iosif Shklovskii (1916-1985). I due autori attribuiscono i progressi culturali dei sumeri, i quali sembrerebbero apparsi dal nulla, a dei visitatori extraterrestri, che sarebbero stati trattati come divinità. Come presunta prova di ciò, i due autori adducono, fra gli altri, il sigillo sumero noto come VA243 che, secondo loro, rappresenterebbe il sistema solare con nove pianeti, inclusi quindi quelli non visibili a occhio nudo, il che mostrerebbe delle conoscenze astronomiche che i sumeri non potevano avere. In realtà ci sono tonnellate di prove del fatto che in quell’area ebbe luogo un’evoluzione culturale graduale e non improvvisa e, soprattutto, quel segno, che secondo i due astrofisici (quindi non sumerologi o assiriologi) rappresenterebbe il Sole, non è mai stato usato nell’iconografia mesopotamica per raffigurare la nostra stella, quindi non si capisce perché proprio in quel caso, e solo in quel caso, avrebbero fatto un’eccezione. Di fatto, le conoscenze presenti nei testi astronomici mesopotamici sono esattamente quelle che ci si aspetterebbe da una popolazione nata e cresciuta sulla Terra e priva di strumentazione tecnologicamente avanzata. Quindi, persino uno scienziato come Carl Sagan è caduto, suo malgrado, nella trappola della pseudoscienza, quando gli sarebbe bastato chiedere una consulenza a un suo collega sumerologo, invece di decontestualizzare quell’elemento di quel sigillo, vedendovi solo ciò che voleva vedervi e traendone conclusioni affrettate.

Uno dei principali responsabili della commercializzazione della paleoastronautica è lo svizzero Erich von Däniken  (n. 1935). Fra le altre cose, sostenne di aver trovato delle tavole aliene in una grotta in Ecuador. Quando una spedizione con un centinaio di persone (tra cui l’astronauta Neil Armstrong) si rivelò infruttuosa, von Däniken ammise candidamente di essersi inventato tutto. Altrettanto candidamente ammise, in una successiva intervista a Playboy [3], di abbellire i suoi scritti con un po’ di quelli che chiama in tedesco dramaturgische Effekte, dimostrandosi tuttavia rammaricato che molti prendessero la paleoastronautica come una specie di religione.

Un altro degli autori di paleoastronautica più famosi è l’italiano Pier Domenico Colosimo (1922-1984), noto con lo pseudonimo di Peter Kolosimo, il quale citava spesso autori sovietici, utilizzando anche opere di fantascienza come se fossero studi scientifici. La sua posizione, però, è difficile da definire. Vale la pena di citare un brano dal suo Non è terrestre (1968) che sembrerebbe scritto più da un appartenente al CICAP che da uno dei massimi autori di paleoastronautica: “non vogliamo giungere a concludere che la Bibbia va del tutto trascurata come fonte d’informazioni: essa contiene senza dubbio accenni ad eventi, non solo religiosi, che influirono profondamente sulla storia della umanità [...]. Da ciò ad interpretare tutta la Sacra Scrittura in chiave spaziale, c’è però un abisso che si può colmare solo con un mare di pietose ridicolaggini” [4].

Il primo a non aver ascoltato quanto detto dallo stesso Kolosimo è Mauro Biglino (n. 1950), che può essere considerato il prosecutore di quel particolare filone paleoastronautico, inaugurato da Zecharia Sitchin (1920-2010), che consiste nella traduzione molto libera di testi antichi, reinterpretati secondo una lettura ideologizzata, ma spacciata per letterale, in cui gli alieni vengono infilati a forza nelle fonti. Se Sitchin (giornalista con una laurea triennale in economia) si è occupato di testi sumeri e babilonesi, Biglino (ex broker finanziario che dichiara di aver studiato ebraico con 20-25 lezioni private e qualche mese da autodidatta [5]) sostiene di trovare indizi di alieni nel testo biblico. Lo stesso Sitchin, peraltro, ha costruito la sua carriera paleoastronautica riprendendo da Sagan e Shklovskii l’idea del presunto sistema solare nel sigillo VA243, oltre che facendo leva su argomenti schiaccianti quali quello che segue: se si prende il termine sumero TI.IT, che indica il fango, e lo si traduce in ebraico, viene fuori un termine il cui sinonimo somiglia al termine ebraico per “uovo”, quindi se un testo sumero dice che l’uomo è stato creato dal fango, in realtà vuole dire che è stato impiantato del DNA alieno nella cellula uovo di una scimmia. Non occorre avere conoscenze approfondite di sumero o di ebraico per accorgersi delle grottesche forzature a cui i testi sono sottoposti pur di far sì che questi parlino di alieni e di ingegneria genetica.

Come si diceva, Biglino si inserisce in questo stesso filone letterario. Forte dell’aver collaborato alla stesura di due volumi di traduzione interlineare della Bibbia pubblicati dalle Edizioni San Paolo, che in un’e-mail dichiarano di averlo convocato per cooptazione personale [6], l’autore fa leva sul fatto di poter leggere l’originale ebraico del testo biblico, quindi teoricamente scevro da ogni interpretazione teologica, “facendo finta che” gli autori volessero dire esattamente ciò che hanno scritto. Come vedremo, però, questo principio è sistematicamente disatteso dal suo stesso propugnatore.

Chi scrive non ha mai sentito Biglino citare il metodo storico-critico, che è usato letteralmente da secoli per studiare la Bibbia nel suo contesto e nel modo più razionale e scientifico possibile, e che ovviamente prevede per prima cosa un distacco critico dai testi. Al contrario, Biglino sembra ritenere il testo biblico veritiero a prescindere, usando il pretesto secondo cui, visto che nell’antichità scrivere costava troppo, gli scribi antichi avrebbero messo per iscritto solo fatti avvenuti davvero [7], cosa che tuttavia è smentita da migliaia di testi antichi di tutte le culture sin dall’inizio della scrittura, nei quali è rappresentata ogni cosa che possa essere partorita dalla fantasia umana. Il pretesto della presunta mancanza di fantasia degli antichi funge da sostituto laico dell’ispirazione divina, cioè un modo come un altro per assegnare credibilità a un testo senza il bisogno di prove, così come anche il “fare finta che” è un altro modo per riporre una fede immotivata nella veridicità del testo biblico. Nonostante la tanto sbandierata lettura fedele, tuttavia, il testo viene sistematicamente reinterpretato in senso tecnologico. Questa rilettura della Bibbia, che spazia dal vedere nella Torre di Babele una rampa di lancio al considerare l’Arca dell’Alleanza una radio ricetrasmittente, giunge al parossismo nel momento in cui il pettorale del paramento del sommo sacerdote (ephod) viene paragonato, anche per assonanza, a un iPhone, arrivando a sostenere che le dodici gemme ivi incastonate sarebbero stati dei tasti da premere per contattare ciascuna delle dodici tribù di Israele! Vi sono dei punti, tuttavia, in cui una lettura letterale sarebbe troppo imbarazzante, per cui questa viene accantonata come se niente fosse. Ad esempio, quando nel libro della Genesi si racconta di un serpente parlante, questo viene interpretato come uno scienziato alieno che si sarebbe ribellato agli altri e che avrebbe quindi donato la sessualità alla coppia di esemplari umani creati in laboratorio. Ovviamente non c’è nessunissima traccia di ciò nel testo letterale, che viene quindi interpretato citando esplicitamente gli scritti di Sitchin, di cui più sopra si è visto il rigore scientifico.

Le affermazioni di Biglino sulla lingua e la cultura ebraiche sono tanto perentorie quanto infondate: frasi come “la Bibbia non parla di Dio” o “non c’è eternità nella Bibbia” o “nessuno sa cosa significhi elohim” sono sistematicamente contraddette dalle grammatiche e dai dizionari di ebraico che lui stesso menziona, nonché dalla Bibbia stessa. Che Biglino non dimostri una conoscenza approfondita dell’ebraico tale da permettere rigorose analisi filologiche, lo si evince dai suoi frequenti errori di pronuncia e di scrittura dei termini, ad esempio con gli accenti sistematicamente sbagliati, per non parlare di due post pubblicati sul suo profilo Instagram in cui, in due soli versetti copiati dalla Bibbia, appaiono ben undici errori, fra cui alcune lettere scritte al posto di altre e persino i nomi ebraici di “Genesi” ed “Esodo” scritti con lettere mancanti [8].

Nella sua trattazione della Bibbia, il fatto che la figura del dio biblico risulti spesso diversa da quella presentata dalla teologia cattolica è esasperato e, unito ai pochi brani che presentano ancora residui di un’antica fase enoteista [cioè un sistema politeista ma con la preminenza di un dio sugli altri, ndr] della religione ebraica, è usato come pretesto per saltare alla conclusione secondo cui la Bibbia non parlerebbe di Dio, ma di alieni. Questa conclusione, oltre a essere basata su un salto logico, non tiene conto dei numerosissimi passi in cui il dio biblico è ritenuto l’unico esistente, e del fatto che tale dio è chiaramente definito come il creatore di cieli, terra, piante e animali. Per ovviare a ciò, Biglino ricorre al pretesto secondo il quale, quando la Bibbia narra la creazione di cieli e terra, si parlerebbe in realtà di un’opera di bonifica di un terreno, con i due cosiddetti luminari (Sole e Luna), che costituirebbero i due sistemi di illuminazione di una diga.

Questo implicherebbe, tuttavia, che quei termini indichino il Sole, la Luna e il firmamento praticamente dappertutto nel testo biblico, tranne in quel punto che è più comodo per l’interpretazione paleoastronautica, per cui solo in quel caso indicherebbero dei fari e una diga. Il termine ebraico per indicare una diga, peraltro, esiste, per cui non si capisce perché proprio in quel punto gli autori avrebbero usato il termine che normalmente indica il firmamento.

Un altro degli stratagemmi messi in atto per piegare il testo a proprio piacimento è quello del lasciare “non tradotti” alcuni termini, quali quelli che normalmente indicano concetti trascendenti come la divinità, lo spirito, la gloria, ecc., il che porta inevitabilmente a creare delle lacune nel discorso. La forzatura nasce nel momento in cui tali lacune vengono poi colmate dalle aspettative del lettore, che è già predisposto da Biglino a vedere tecnologia nella Bibbia. Per cui chi legge è inconsapevolmente indotto dall’autore a giungere alle conclusioni v0lute da quest’ultimo, per di più con l’illusione di esserci arrivato da solo e credendo che l’autore stia semplicemente rivelando ciò che è già nel testo. Insomma, se si vede un mezzo volante dove c’è scritto ruakh e kavod (“spirito” e “gloria”, rispettivamente), se si legge un laboratorio dove il testo riporta Eden e si interpreta il termine elohim (“divinità”) come “alieni”, allora, fatalità, si finisce con lo scoprire che la Bibbia in realtà parla di extraterrestri e di ingegneria genetica. Quest’ultima, peraltro, non sarebbe stata applicata a tutto il genere umano, ma gli “Adami” e le “Eve” (per qualche motivo, Biglino si riferisce a loro usando il plurale, nonostante questi nomi, nel testo ebraico, appaiano sempre al singolare) sarebbero i progenitori di una particolare stirpe all’interno del popolo ebraico, la stirpe del serpente, cioè quella creata dal genetista alieno di cui sopra. Questo racconto, peraltro, non è fine a sé stesso, ma viene posto in relazione a eventi storici recenti. Biglino riferisce, infatti, che anche Hitler, come la Genesi, parla di due stirpi. Sostiene inoltre che la cifra di sei milioni di ebrei sarebbe apparsa sulle “riviste giudaiche” già nei primissimi decenni del Novecento, come se il numero di vittime della Shoah fosse stato già premeditato. Quest’ultima affermazione in realtà non tiene conto di tutti i titoli di giornale che, descrivendo le condizioni degli ebrei nell’Europa dell’Est agli inizi del secolo scorso, riportavano diverse cifre a seconda dell’argomento e del contesto. Prendendo in considerazione solo quegli articoli che facevano riferimento alla cifra di sei milioni, Biglino si chiede chi, quando il leader nazionalsocialista era ancora in fasce, avesse già deciso che sei milioni di ebrei sarebbero dovuti morire. Pur non essendo negazionista, sembra voler porre in correlazione le sue ipotesi sulla Bibbia agli eventi della storia contemporanea, anche se non è chiarissimo come, dato che, alle domande che nelle conferenze il pubblico gli rivolge su questi temi, replica che risponde a microfoni spenti.

L’aspetto cospirazionista rientra più volte nei suoi incontri pubblici e nei suoi video. Ad esempio, anche la divisione in lingue sarebbe una punizione aliena posta in essere affinché i terrestri non ultimassero il loro progetto di costruzione della rampa di lancio di Babele, a cui si è accennato prima. Così pure la nascita del monoteismo, invece di essere spiegata come una normale evoluzione delle idee, in questo caso dovuta probabilmente al contatto con la religione zoroastriana, viene attribuita a un complotto delle élite religiose (ovviamente in combutta con gli alieni) volto a nascondere la verità, che sarebbe tuttavia scritta a chiare lettere sulla Bibbia. Giungere a una conclusione del genere vuol dire, tuttavia, ignorare che il testo biblico veniva letto pubblicamente ogni settimana in sinagoga. Pare quantomeno curioso che milioni di madrelingua per millenni non si siano accorti di nulla e che invece abbia capito tutto qualcuno che dimostra una conoscenza dell’ebraico non proprio eccelsa. D’altronde, come dice lui stesso, “gli ebrei queste cose le sanno da sempre”. Ma se gli ebrei sanno da sempre che si parla di alieni, allora perché da millenni pregano in sinagoga e scrivono migliaia di testi religiosi e mistici?

Espressioni come quella appena citata (“sanno”) contrastano peraltro con un altro slogan di Biglino, quello secondo cui le sue sarebbero semplici ipotesi. Tra l’altro, afferma anche che il suo metodo sarebbe l’unico intellettualmente onesto, lasciando quindi intendere che tutti gli altri, compresi gli accademici, sarebbero disonesti. In un’intervista, tuttavia, non disdegna di essere chiamato “professore” e non corregge l’intervistatore, che peraltro dice di aver scritto di lui su una “piattaforma” della Columbia University, che si rivela in realtà un semplice spazio Wordpress personale. Questo particolare viene però taciuto, così come viene taciuto che l’intervistatore non è più un ricercatore presso quell’università, che ha lasciato da anni per occuparsi, fra le altre cose, di marketing [9]. A proposito di titoli accademici usati in modo improprio, per rispondere a Dario Bressanini, il quale ha evidenziato come Biglino avesse capito male un suo articolo, Biglino cita un ricercatore di un centro di ricerca europeo che darebbe ragione a lui e torto a Bressanini. Questo fantomatico centro di ricerca, tuttavia, non risulta da nessuna parte e il presunto ricercatore, da Biglino chiamato “dottore”, è una persona che si vanta di aver lasciato la scuola a otto anni [10].

Il principio del “fare finta che”, proposto in modo surrettizio come unica alternativa alla teologia, e in modo autoreferenziale come unico approccio intellettualmente onesto, lungi dal costituire quel distacco critico che è richiesto per uno studio davvero scevro da ideologie, ricicla le stesse modalità di certe teologie più naïf. Infatti, nel momento in cui si parte dal presupposto che la Bibbia fu scritta e manipolata dalla casta sacerdotale, si dovrebbe finire con il fare esattamente l’opposto di “fare finta che gli autori volessero dire esattamente quello che hanno scritto”. Biglino, quindi, di fatto usa pretesti solo in apparenza più “laici” per propugnare l’ideologia paleoastronautica, che, come quella religiosa, tutto sommato considera la Bibbia un’autorità che descrive in modo privilegiato il nostro passato e il nostro presente. Riguardo a quest’ultimo particolare, l’autore sostiene infatti che il nostro sistema giuridico sarebbe derivato da quello biblico, nonostante a chi scrive non risulti che il nostro Codice Penale preveda la schiavitù per debiti o la legge del taglione, né che il Codice Civile prescriva il riposo sabbatico, quello giubilare, ecc.

Come è stato dimostrato in uno studio accademico [11], il “fenomeno Biglino” (ma anche la paleoastronautica in generale) sta assumendo contorni quasi-religiosi. È forse significativo il fatto che lo stesso Biglino pubblichi sul proprio canale YouTube quelle che lui stesso chiama “Pillole di catechismo alternativo” e che, in un suo recente video [12], dichiari di considerare il suo “vero contraltare” quello “rappresentato da persone che conoscono molto bene la Bibbia, che ne hanno fatto addirittura il loro scopo di vita e che sostengono che la Bibbia parla di Dio, anzi, di più, è stata ispirata da Dio”.

Lo stesso autore, non mostrandosi disponibile al confronto puramente “tecnico” con accademici laici, aconfessionali o atei, è quindi il primo a porre le sue idee sullo stesso piano di quelle religiose, anche se poi è la stessa persona che dichiara che il proprio procedere sarebbe addirittura “assolutamente scientifico” [13], pur ammettendo, a distanza di pochi secondi da quell’affermazione, di non disporre di alcuna prova a sostegno delle proprie tesi.

Insomma, la paleoastronautica è una fantascienza che ci sta credendo un po’ troppo e che, sulla base di argomentazioni pseudoscientifiche, sta assumendo pian piano i contorni di un’ideologia parareligiosa in cui gli alieni hanno sostituito le divinità tradizionali. Il suo elemento di relativa novità va a innestarsi nel terreno fertile del pensiero non scientifico e cospirazionista, che, come mostra l’esempio di Sagan, è una trappola in cui possono cadere anche le persone più razionali, istruite e scettiche.

Note

[1] Lettera a William Frederick Anger, 14 agosto 1934: https://www.hplovecraft.com/creation/necron/letters.aspx  (consultato il 25 aprile 2021).

[2] https://voyager.jpl.nasa.gov/golden-record/whats-on-the-record/greetings/ (consultato il 4 maggio 2021).

[3] Erich von Daniken [sic] – a candid conversation with that publicist for ancient astronauts, the best-selling author of the cult classic “chariots of the gods?”, Playboy magazine, agosto 1974, pp. 51-54 e 151.

[4] Peter Kolosimo, Non è terrestre, Milano, Sugar editore, 1968, pp. 38-39.

[5] Stefano Bigliardi, I nuovi antichi alieni di Mauro Biglino. Analisi di un fenomeno editoriale e culturale, CESNUR 2015, p. 34.

[6] “BIGLINO NON CONOSCE L’EBRAICO”, https://youtu.be/sfsbfelLuqQ, min. 1:30:00 (consultato il 4 maggio 2021).

[7] “Mauro Biglino 2018 HD - Gli antichi non raccontano favole!”, 24 luglio 2018, https://www.youtube.com/watch?v=jsJMAorGyrY  (consultato il 25 aprile 2021).

[8] https://cuscito.it/2021/01/30/faq-13/  (consultato il 4 maggio 2021).

[9] “BIGLINO NON CONOSCE L’EBRAICO” (cit.), min. 44:53.

[10] “MAURO BIGLINO: Bibbia e Alieni? Facciamo finta che...”, 18 aprile 2019, https://youtu.be/N1ZO3od8uH0?t=454 (consultato il 4 maggio 2021).

[11] Manuel Ceccarelli, Tra paleoastronautica, secolarizzazione, individualizzazione religiosa e quasi-religione. Il “fenomeno Biglino”, Studi e Materiali di Storia delle Religioni 82/2 (2016), pp. 952-975.

[12] “Conferenze, confronti, interviste... Mauro Biglino”, 23 aprile 2021, https://www.youtube.com/watch?v=q11Czb5gpSc  (consultato il 25 aprile 2021).

[13] “Tutta un’altra storia: intervento di Mauro Biglino | 4 parte”, 14 marzo 2019, https://www.youtube.com/watch?v=0zXpxb0eVXs (consultato il 25 aprile 2021).