Garibaldi contro la Setta Nera

Giuseppe Spanu    Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Se il gesuita Padre Bresciani (1797-1862), attraverso i fascicoli della Civiltà Cattolica, denigrava (ma segretamente ammirava) nei suoi romanzi a puntate Garibaldi e cercava di screditarlo presso il pubblico italiano, cosa pensava Garibaldi dei gesuiti e della Compagnia fondata da Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556)? Possiamo farci un’idea della sua opinione in merito grazie ai suoi romanzi storici Cantoni il volontario (1870) e I Mille (1874). I “cattivi” dei romanzi garibaldini sono due gesuiti, Don Gaudenzio nel primo e Monsignor Corvo nel secondo, e l’Eroe dei Due Mondi coglie spesso l’occasione per interrompere la narrazione ed esprimere il suo pensiero su tale organizzazione religiosa. Ecco una breve antologia delle sue considerazioni sui gesuiti, a cominciare da Cantoni il volontario:

Il Gesuita!, il Gesuita!, altra anomalia umana per la quale si diede il nome di Cristo alla più prava, alla più schifosa delle creature – il Gesuita [1]

setta diabolica [2]

Quando l’inferno vomitava il gesuita e il prete che sono tutt’uno, ei ben sapeva di regalare all’umanità la quintessenza dell’orrido suo ministero [3]

Il gesuita è una

spia, agente poliziesco e pervertitore d’ogni tirannide, ma particolarmente di quella più schifosa ed abbominevole che siede in Roma ed a cui esso deve ubbidienza diretta ed immediata, quando non riesce a soverchiarla a forza d’astuzia e d’insolente impudenza [4]

Il gesuita rappresenta la malizia umana: quando ai primordi della società un astuto poltrone capì che si poteva vivere lautamente ingannando, alle spalle degli imbecilli che lavorerebbero per lui, egli fu gesuita, fu prete, fu negromante, e le moltitudini lo venerarono [5]

Comunque sia il Gesuitismo, come il pidocchio, si genera dal sudiciume, dall’ignoranza e dalla miseria! [6]

Opinioni durissime sulla Compagnia di Gesù che furono ribadite qualche anno dopo con la pubblicazione de I Mille. I gesuiti sono

una setta la cui aspirazione è il cretinismo e il servilismo dell’uomo che non è gesuita [7].

La setta gesuitica, che si potrebbe chiamare il sublimato del pretismo, in altri tempi era potente al punto di dominare anche i Monarchi e le Corti. Oggi però, credo, solo le beghine, cariche d’ogni peccato mortale, ed alcuni cretini, sono il ludibrio della setta [8].

Il credito del gesuitismo va in ragione inversa del progresso umano. Generalmente quando uno stato diventa libero o quasi, la prima cura delle persone intelligenti si è quella di proporre la cacciate dei gesuiti, e quando il paese ricade sotto le unghie d’un’aquila, cotesta gramigna ripullula di nuovo maravigliosamente [9].

Alla fine del romanzo Garibaldi conclude che la Compagnia di Gesù è una:

perversa istituzione, il di cui studio è quello di voler annientare l›uomo sotto la duplicità della menzogna e della depravazione, rivestendolo della cocolla e della sottana, è una maledizione per la umanità, che può da essa esser traviata, ma che risorgerà infrangendone il putrido catafalco [10].

Come si evince i giudizi di Garibaldi sui gesuiti sono molto aspri, ma va detto che egli lodò in più occasioni anche sacerdoti che si schierarono dalla parte dell’unità d’Italia, come Ugo Bassi (1800-1849), che egli definisce sacerdote del vero [11] e ammette in un passaggio de I Mille:

Il prete è un uomo come gli altri, lo capisco anch’io, ed in lui non è l’uomo che osteggio, ma il carattere bugiardo e nocivo [12].

Il pensiero dell’eroe di Montevideo sui gesuiti fu sempre negativo, risentendo del clima di contrasto durissimo tra la Compagnia di Gesù, che dopo il 1850 divenne l’alfiere del potere temporale del papato e “ostilissima” al Risorgimento, e il movimento per la creazione di una Italia unita, ma questo non impedì mai al Generale di cogliere la bontà di un uomo anche sotto una tonaca.

Note

[1] Giuseppe Garibaldi, Cantoni il volontario, Kaos edizioni, Milano 2006, p. 30.

[2] Ivi, p. 75.

[3] Ivi, p. 76.

[4] Ibidem.

[5] Ibidem.

[6] Ivi, p. 77.

[7] Giuseppe Garibaldi, I Mille, Carlo Delfino editore, Sassari 2007, p. 111.

[8] Ivi, p. 208.

[9] Ivi, pp. 208-209.

[10] Ivi, p. 383.

[11] Giuseppe Garibaldi, Cantoni il volontario, op. cit., p. 147.

[12] Giuseppe Garibaldi, I Mille, cit., p. 370.