Editoriale - L'ATEA numero 2

Maria Turchetto   Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

RIECCOCI!

Non ve l’aspettavate più, vero? E invece eccoci qui, a un anno di distanza dalla prima uscita, in ritardo, certo, ma con tante novità. Nella redazione, innanzitutto – date un’occhiata alla pagina qui a sinistra – che si arricchisce di nuovi collaboratori. Nella grafica, che aggiunge un tocco di colore: una prima prova, chissà come diventeremo colorati in seguito. Sì, perché un seguito ci sarà – ve lo promettiamo – e a breve. Abbiamo anche un logo (qui sopra), dovuto alla prestigiosa matita di Maurizio Di Bona.

Ci definiamo sempre “rivista di cultura atea, agnostica e razionalista”. Questo numero, tuttavia, è soprattutto razionalista. Ci occupiamo infatti dei NEMICI DEL PENSIERO – impresa ardua, visto che ce ne sono tantissimi. Tutti quelli che inducono a pensare male, non razionalmente appunto, a dare credito alle bufale, ai complottismi o anche più semplicemente ai luoghi comuni, ai pregiudizi, agli stereotipi.

Negli ultimi anni questi “errori cognitivi” sono stati chiamati bias (vedi scheda a p. 41). Ma c’è un autore del passato (“difficile […] pensare qualcosa di intelligente che sia veramente originale”, osserva giustamente Baldo Conti, Il mito della libertà, p. 42) che, secondo me, li ha indagati e catalogati molto meglio: Francis Bacon (o Francesco Bacone, come si dice all’italiana). Nella sua opera principale, Novum Organum (1620), propone una vera e propria teoria dell’errore, individuando quattro tipi di quelli che oggi vengono definiti “bias cognitivi” e che chiama idola: gli idola tribus, ossia i pregiudizi comuni a tutti gli uomini; gli idola specus, propri di ciascun uomo; gli idola fori che sono associati al linguaggio e che con termine moderno potremmo definire “chiacchiere da bar”; gli idola theatri, che derivano da false filosofie, vere e proprie favole messe in scena. Francis Bacon: un vero amico del pensiero!

Gli odierni bias considerano, come Francis Bacon, gli schemi mentali che si oppongono a un corretto uso della ragione, ma per certi aspetti mi risultano meno convincenti: in qualche modo, privilegiano troppo gli idola tribus e gli idola specus. Detto altrimenti, riportano gli errori cognitivi soprattutto a problemi individuali. Tutto quanto viene fatto risalire alla parte primordiale del nostro cervello (idola tribus), spesso esagerando (la critica suggerita in questo senso da Marirosa Di Stefano, Il cervello del paleolitico, p. 31 mi sembra assai fondata); o a specifici disturbi mentali. Ma oggi, in un mondo di “chiacchiere da bar” globalizzate, non vi sembra che contino molto di più quegli idola fori che sono i social, gli influencer, i complottismi condivisi (si vedano la Conversazione con Lucrezia Ercoli a p. 11 e Complottismi: la curiosa storia di Q a p. 40)? Per non parlare degli idola theatri (le bufale, le pseudoscienze, le ideologie “memizzate” che conoscono un’incontrollata diffusione (vedi L’illusione degli alieni: perché non possiamo essere paleoastranoautici di Giuseppe M. Cùscito a p. 35 e la Conversazione con Gianpietro Mazzoleni a p. 17).

L’ateismo in ogni caso non manca in questo numero, come vedrete. E c’è pure un pizzico di anticlericalismo, per chi ne sente la mancanza, nella nuova rubrica LA CIVILTÀ GESUITICA.

Torneremo presto, cari lettori. Promesso! E nel frattempo … buona lettura!