Il pensiero al tempo del mipiacismo

Stefano Scrima, Socrate su Facebook. Istruzioni filosofiche per non rimanere intrappolati nella rete, Castelvecchi 2018.

Recensione di Maria Turchetto   Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Un’accorata presa di distanza da Facebook, il social che stuzzicandoci con la sua petulante domanda “a cosa stai pensando?” ci spinge all’egocentrismo, all’autocelebrazione, a “dire quello che si pensa senza saperne niente”, ad avere un’opinione su tutto: “opino ergo sum”.

Stefano Scrima si fa accompagnare, in questo breve saggio, da autori del passato e del presente, sia nella parte critica sia nel compilare un “decalogo per non rimanere intrappolati nella rete”. Mobilita Socrate, Rousseau, Nietzsche, i meno noti Baltazar Gracián e Ferdinando Galiani, ma anche i contemporanei Carlo M. Cipolla (le cui “leggi fondamentali della stupidità” rappresentano – ahimè non per tutti – un punto fermo), Maurizio Ferraris (L’imbecillità è una cosa seria, 2016) e Byung-Chul Han (Nello sciame, 2013). Il confronto tra questi due ultimi autori è, a mio avviso, particolarmente interessante. Ferraris sostiene che FB è soprattutto un megafono dell’imbecillità, “offre all’uomo i mezzi per mostrarla in tutta la sua dirompenza”. Byung-Chul Han, più radicalmente, sostiene che FB cambia il nostro modo di pensare, è uno strumento con cui “si disimpara a pensare in maniera complessa”.

Tra i suggerimenti – non voglio chiamarli comandamenti – del “decalogo” apprezzo soprattutto il nono: non voler piacere per forza. La caccia compulsiva al “mi piace” credo sia davvero diseducativa, specialmente per le giovani generazioni. Non solo spinge al conformismo, all’adeguarsi a stereotipi estetici e morali, ma rende fragili: l’ovvia lezione che dalla vita prima poi arriva e che insegna, a volte in modo brusco, che non si può piacere a tutti rischia di diventare un’esperienza traumatica – a volte così traumatica da non sopravvivere.