Ateo è bello ... ed è anche intelligente!

Enrica Rota

Se Dio è dappertutto, è anche in me, agisce con me, sbaglia con me, offende Dio con me, combatte con me l’esistenza di Dio (Paul Henri Thiry barone di Holbach, Il buon senso).

Ormai è sicuro. Noi atei siamo più intelligenti (dei credenti, ovviamente, con tutto rispetto). Non che non lo sapessimo già. Ma è bello sentirselo confermare da uno studio scientifico. Si tratta, anzi, di un “meta-studio”, in quanto i suoi autori, gli psicologi Miron Zuckerman e Jordan Silberman dell’Università di Rochester, N.Y., insieme a Judith Hall della Northeastern University, Boston, hanno analizzato i dati di 63 ricerche scientifiche relative alla correlazione fra intelligenza e religiosità pubblicate fra il 1928 e il 2012 e hanno concluso che effettivamente esiste una correlazione statisticamente significativa, e che è negativa: in poche parole, più si crede e meno si è intelligenti oppure, per dirla alla rovescia, più si è intelligenti e meno si crede.

Lo studio, il primo del suo genere, è stato pubblicato in Personality and Social Psychology Review [1].

Nel “meta-studio” americano vengono anche individuati alcuni dei motivi che sono alla base della minore religiosità delle persone intelligenti, in particolare il loro più marcato anticonformismo, le loro maggiori capacità analitiche e il minor bisogno di sostegno psicologico. Questo secondo Zuckerman, Silberman e Hall.

Qualche secolo fa, il barone d’Holbach era molto meno “politically correct”, con i credenti, e su di loro scriveva: “La fede si radica solo in spiriti deboli, ignoranti e pigri.[…] Una profonda ignoranza, una credulità senza limiti, un cervello molto debole, un’immaginazione sovreccitata: ecco gli ingredienti coi quali si fabbricano i devoti, gli zelanti, i fanatici e i santi” (Il buon senso). Ci aveva azzeccato? Abbiamo ragione, noi atei, a “tirarcela” così tanto di fronte ai credenti, o almeno a dare loro questa impressione? Per quali ragioni ci riteniamo “superiori” a loro?

Vediamo un po’.

Il motivo principale, forse, è che noi non prendiamo mai niente “a scatola chiusa”, non accettiamo nessuna “verità” pre-digerita e pre-confezionata, non siamo creduloni, insomma, anzi, siamo tutti dei “San Tommaso”, non crediamo se non tocchiamo con mano!

E poi abbiamo questa brutta abitudine di fare tante domande, molto spesso irritanti e scomode, come per esempio quella famosa di Epicuro, riportata anche dallo stesso d’Holbach: “Sono più di duemila anni che […] il savio Epicuro ha detto: ‘O Dio vuole impedire il male, e non può ottenerlo; o lo può e non lo vuole; o non lo vuole né lo può; o lo vuole e lo può. Se lo vuole senza poterlo, è impotente; se lo può e non lo vuole, avrebbe una malvagità che non dobbiamo attribuirgli; se non lo può né lo vuole sarebbe, insieme, impotente e malvagio, e quindi non sarebbe Dio; se lo vuole e lo può, donde viene dunque il male, e perché Dio non lo impedisce?’ Da più di duemila anni le persone sensate aspettano una soluzione ragionevole di questa difficoltà” (Il buon senso).

Oppure ci domandiamo come mai, ad esempio, Dio non abbia creato Adamo ed Eva bravi ed ubbidienti, di modo che decidessero di non mangiarsi la mela evitandoci così tutto questo guaio del peccato originale … e magari vorremmo anche sapere come si fa ad essere uno ma anche in tre, oppure in tre però uno solo… cosucce del genere… oppure come mai i “guariti” ufficiali a Lourdes siano stati in tutto 70 (su un totale di oltre mezzo miliardo di pellegrini dall’anno della sua istituzione in poi) [2] mentre ad esempio nell’incidente ferroviario in Spagna del 24 luglio 2013 i morti, molti dei quali si stavano recando al santuario di Santiago de Compostela, furono un’ottantina, e tutti in un colpo solo… e al proposito vorremmo sentire una risposta un po’ più intelligente della solita comoda tiritera sull’imperscrutabile volontà divina! Inoltre vorremmo anche capire i motivi occulti per cui Dio ha fatto la sua “rivelazione” in maniera così bislacca, facendo chiedere da Giosuè al sole di fermarsi quando tutti sanno che è il sole a star fermo ed è la terra che si muove, oppure dicendoci di aver creato la luce il primo giorno e le stelle al quarto quando anche i neonati sanno benissimo che son proprio le stelle a produrla, la luce… cosucce così…!

E stiamo parlando soltanto della religione giudaico-cristiana! Perché se tiriamo in ballo anche le altre… dobbiamo allora domandarci perché Dio non si è “manifestato” in una sola religione invece di permettere la loro proliferazione, cosa che non fa altro che aumentare la confusione generale… anzi, mentre ci siamo domandiamoci anche perché Dio non si lascia mai vedere da noi e sta sempre dietro le quinte come se si divertisse a giocare a nascondino… non sarebbe più logico che almeno qualche volta si manifestasse con chiarezza, giusto quel tanto che basta a rendere agli atei la vita più difficile? E poi, domanda delle domande, chiediamoci anche perché mai Dio ha creato proprio noi, noi atei, voglio dire! Perché mai dovrebbe essere stato così auto-lesionista? Non sarebbe stato molto più facile farne proprio a meno, di noi? I credenti a questo punto – già li sentiamo! – tirano fuori la solita storiella del libero arbitrio (la colpa è tutta nostra con la nostra miscredenza) – va bene, ma allora perché Dio ha fatto sì che noi atei siamo così intelligenti? Noi non siamo fifoni, non crediamo nelle punizioni dell’aldilà, facciamo domande scomode, mettiamo in difficoltà i teologi, insomma, di casini ne combiniamo, a Dio! Facendoci così intelligenti si è certamente dato la zappa sui piedi… ma possibile, che sia stato così sprovveduto? Se proprio non poteva farne a meno, di crearci, doveva farci molto, ma molto più stupidi!

L’esistenza degli atei dunque, o per lo meno la loro intelligenza “superiore”, costituisce la dimostrazione lampante della non-esistenza di Dio. (E tra l’altro, siccome siamo capaci di ragionamenti così intelligenti, facciamo benissimo a “tirarcela”, con i credenti!).

Vorrei concludere, per restare in tema, con le parole molto intelligenti di un ateo famoso, Richard Dawkins: “Quando mi si chiede se sono ateo mi diverto a sottolineare il fatto che chi mi rivolge la domanda è a sua volta ateo nei confronti di Zeus, Apollo, Amon Ra, Mitra, Baal, Thor, Odino, il Vitello d’Oro e il Mostro Volante degli Spaghetti. In fondo, io sono ateo soltanto nei confronti di un dio in più” (Richard Dawkins, The God Delusion, trad. mia).

NOTE

[1] http://psr.sagepub.com/content/early/2013/08/02/1088868313497266

Mentre ci sono, aggiungo anche il link ad un articolo ad esso relativo comparso su “arstechnica”:

http://arstechnica.com/science/2013/08/new-meta-analysis-checks-the-correlation-between-intelligence-and-faith/

Entrambi i siti sono in lingua inglese ma non sarà certo questo a mettere in difficoltà i nostri lettori, che sono per la maggior parte atei e quindi super-intelligenti! Per i credenti che ci stessero leggendo, invece, ecco qualche informazione in italiano: nel “meta-studio” si è presa in esame l’intelligenza di tipo logico-analitico, cioè quella “classica”, non le forme di intelligenza più intuitive non ancora ben definite scientificamente. Dei 63 lavori esaminati (gli autori hanno valutato per ciascuno elementi come la qualità della raccolta-dati, i metodi di analisi utilizzati, eventuali difetti, ecc., e li hanno poi sottoposti ad analisi statistica) soltanto 10 mostravano una correlazione positiva fra intelligenza e religiosità, e tra questi soltanto in due casi la correlazione era statisticamente significativa. Fra le migliaia di persone coinvolte nello studio gli autori hanno riscontrato che il sesso e il livello di istruzione sono elementi che non influiscono sulla correlazione fra intelligenza e religiosità, a differenza dell’età: la correlazione negativa è più debole per i giovani di età pre-universitaria, forse perché sono ancora influenzati dalle credenze religiose della famiglia.

 

[2] Fonte: Filippo Anastasi, I misteri di Lourdes. Dentro il miracolo, Effatà Editrice, Cantalupa (Torino), 2018.